domenica 3 novembre 2013

Stanchezza

Nel cuore, un pozzo dal fondo del quale irrompe una voce stridula che grida Mi manchi.
Mentre cerco di leggere qualche pagina di un libro del vecchio Francis Scott sbucciando un mandarino, mentre provo a soffocarla con un abbraccio a mia madre con la quale ho un rapporto anglicisticamente terrificante, lei non risparmia di far sentire la sua presenza dettata dalla tua assenza.
Mi trovo in un posto, un posto bello, un lago durante un autunno che sa di primavera, per esempio, ma non significa nulla.
Ho due braccia che costantemente vorrebbero stringere attorno a loro un corpo fatto di carne, il tuo, e non trovano, desolate articolazioni di questa razza umana, un sostituto altrettanto piacevole. 
Vieni a vivere con me, voglio morire con te, voglio che succeda tutto con te, sii la mia Lolita. 
Sono stanca, ma non ho idea riguardo che cosa si possa fare per finire di essere stanchi, lavoro, certo, lavoro tantissimo. Non è questo il punto.
Intanto vengo a Firenze, vengo a Firenze luce della mia vita, fuoco dei miei lombi, perché non ho mai tanto creduto a quelli che predicano il buonsenso.




venerdì 31 agosto 2012

La ricerca del tempo perduto


A-essere-persone-serie, se lo fosse stata in quel momento, non avrebbe detto ADDIO; non si dice perché non si addice.
Christine non appartiene a una telenovela argentina; al più poteva dire ARRIVEDERCI. “Arrivederci” è bello, garbato, poco definitivo.
Quel drammatico “Addio”, detto in macchina al momento di lasciarsi dopo aver scopato su un prato, tra i caprifogli in fiore che rilasciavano liquidi collosi che andavano a mescersi col sudore, non era il caso e, peraltro, il Fato gliel'ha fatta, lei sperava in fondo non fosse così, ma sì "addio, per sempre addio", così si introduce l'Onegin. Searle parlava in tal senso di 'perlocuzione'.
"No, comunque io sto molto bene in tua compagnia” le fece, tutto d'un tratto, venire in mente quella massima di Groucho Marx: “La fortuna mi assiste, nel senso che sta a guardarmi senza fare niente”. Se proprio proprio qualcuno le chiedesse di descrivere la sua vita attraverso una frase, questa calzerebbe a pennello.
La fortuna la assiste.
A essere persone dotate di una certa sprezzatura, a essere giovani dotate di questa qualità nobilissima, descritta da Baldassare Castiglione nel 1528, una non piagnucolerebbe come qualsiasi donnetta poco sprezzata, non si lamenterebbe per giorni della fortuna che assiste passivamente allo spettacolo seduta in platea, applaudendo fino a spellarsi le mani.
Riversandosi in un corridoio nascosto, verserebbe  quella lacrimuccia che non riesce proprio a trattenere nel mentre era profondamente intenta a fare tutt'altro e poi si ributterebbe elegantemente nel flusso della vita, delle attività, ci sono miliardi di cose interessanti da fare che si lasciano perdere quando si pone troppa attenzione ai prati. E' un peccato, davvero. Trovo che essere sprezzate e, per esempio, ascoltare Tom Waits rivelino tratti ottimi dell'esistenza.
La città, la città impone moralità.



VIC

giovedì 5 luglio 2012

orrore

QUESTO ORRORE DELLA SOLITUDINE,
QUESTO BISOGNO DI DIMENTICARE IL PROPRIO IO
NELLA CARNE ESTERIORE,
L'UOMO LO CHIAMA NOBILMENTE
BISOGNO DI AMARE.

lunedì 18 giugno 2012

SERA D'INVERNO

Copre di bruma il cielo la bufera,
Torcendo turbini di neve;
Urla come una fiera, 
Piange come un bambino,
O sul vetusto tetto
Fa sonare d'un subito la stipa,
O come un attardato viaggiatore
Ci bussa alla finestra.

Il nostro antico tugurio
E' triste e scuro.
Perché, vecchina mia,
Ti sei taciuta accanto alla finestra?
L'urlo della tempesta
Ti opprime, amica cara,
O sonnecchi al ronzio 
Del tuo fuso?

Beviamo, buona compagna
Della povera giovinezza mia,
Beviamo per dimenticare; dov'è dunque la coppa?
Sarà più lieto il cuore.
Cantami la canzone di come la cincia
Quieta viveva di là dal mare;
Cantami la canzone di come la fanciulla
Andò per acqua sul mattino.
Copre di bruma il cielo la bufera,
Torcendo turbini di neve;
Urla come una fiera,
Piange come un bambino.
Beviamo, buona compagna
Della povera giovinezza mia,
Beviamo per dimenticare; dov'è dunque la coppa?
Sarà più lieto il cuore.

(1825)

mercoledì 13 giugno 2012

LA MALEDETTA QUESTIONE

La verità non è al di fuori di te, ma in te stesso, ritrova te in te stesso, sottometti te a te stesso, diventa padrone di te e vedrai la verità. Questa verità non è nelle cose, non è fuori di te e non al di là di qualche mare, ma prima di tutto nel tuo proprio lavoro su te stesso- Se ti vincerai e ti umilierai, diventerai libero, come non hai mai immaginato si possa essere, e inizierai la grande opera di dare la libertà agli altri, e conoscerai la felicità, perché la tua vita si riempirà e tu comprenderai finalmente il tuo popolo e la sua santa verità. Non è presso gli zingari o dove che sia, l'armonia universale, se tu per primo non sei degno, se sei cattivo e orgoglioso, ed esigi la vita gratuitamente, senza offrire nemmeno ciò che si deve pagare per essa. 

domenica 10 giugno 2012

SCENA DEL FAUST


MEFISTOTELE

Sii pago
Dell'evidenza di ragione.
Nel tuo animo iscrivi:
Fastidium est quies - la noia
E' il riposo dell'anima.
Psicologo son io...questa sì è scienza!...
Di', quando non fosti annoiato?
Pensaci, cerca. Forse quando
Sul tuo Virgilio sonnecchiavi,
E ti destava la verga la mente?
Quando di rose coronavi
Le gioie di fanciulle compiacenti
E in rumorosa furia consacravi
Loro il fuoco della serale ebbrezza?
O quando forse t'immergesti
In magnanimi sogni,
Nel cupo abisso della scienza?
Ma -mi rammento- allora per la noia
Come un folletto dalla fiamma
Me suscitasti finalmente.
Mi torsi io qual demonio da dozzina.
Di rallegrarti mi studiai,
Ti menai dalle streghe e dagli spiriti,
Ebbene? tutto fu per nulla.
Bramavi gloria - e l'ottenesti,
Volevi innamorarti - elo facesti.
Dalla vita cogliesti ogni tributo,
Fosti per ciò felice?

FAUST

Cessa,
Non irritarmi la segreta piaga.
Nella profonda scienza non è vita -
Io maledissi il lume fallace del sapere;
E la gloria...il suo raggio casuale
E' inafferrabile. Il mondano onore
E' insensato qual sogno...Pure, v'è
Un vero bene: l'unione
Di due anime...

MEFISTOTELE

E' il primo appuntamento,
Vero? Ma si potrebbe poi sapere
Chi ti benigni rammentare,
Gretchen forse?

FAUST

Oh meraviglioso sogno!
Oh fiamma pura dell'amore!
Là, là - dove ombra, dove fruscio d'alberi
E correnti canore, -
Sull'incantevole seno
Posando languida la testa,
Io fui felice...

venerdì 8 giugno 2012

Il momento della lirica, che se uno pensa alla parola lirica pensa proprio a cose del genere

Alex che scrive a ***

Ricordo quel meraviglioso istante:
Tu mi apparisti avanti,
Come visione passeggera,
Come genio di pura bellezza.

Tra i languori di disperata tristezza,
Tra le agitazioni di rumorosa vanità,
A lungo mi sonò la dolce voce
E sognai le care sembianze.

Nel deserto, nel buio dell'esilio
Piano si trascinarono i miei giorni
Senza deità, senza ispirazione,
Senza lacrime, senza vita, senza amore.

E' giunto all'anima il risveglio:
Ed ecco sei di nuovo apparsa,
Come visione passeggera,
Come genio di pura bellezza.

E il cuore palpita in ebbrezza,
E son per lui risorte
E deità, ed ispirazione,
E vita, e lacrime, e amore.


1825